Tecnica di impianto delle protesi totali d’anca non cementate

P. Bizot

I risultati funzionali e la sopravvivenza delle protesi totali d’anca (PTA) non cementate non sono significativamente diversi da quelli delle PTA cementate. Nonostante il tasso di revisione per i pazienti con più di 75 anni e il rischio di frattura periprotesica precoce siano più elevati, la fissazione non cementata delle PTA rappresenta attualmente il metodo di fissazione prevalente in numerosi paesi. La fissazione non cementata si basa su una fissazione primaria meccanica, con riduzione di un impianto rigido in una cavità ossea viscoelastica (press-fit) e una fissazione secondaria biologica, con ricrescita ossea a contatto diretto con l’impianto (osteointegrazione). Elimina l’interfaccia del cemento acrilico e i suoi effetti secondari dannosi e consente un vantaggio in termini di tempi operatori. Tuttavia si tratta di una tecnica più onerosa che necessita di un grande ventaglio di taglie d’impianto. Non è sempre realizzabile ed espone a rischi di frattura in fase perioperatoria, di difetto di osteointegrazione e di difficoltà d’estrazione degli impianti. Sono disponibili numerosi modelli di impianto non cementato. Sono caratterizzati da una rugosità di superficie, intervenendo nella stabilità primaria e nell’osteointegrazione, alla quale possono aggiungersi un rivestimento poroso, bioattivo, un macrorilievo e un sistema di fissazione complementare. Le cupole press-fit, le più utilizzate, sono spesso emisferiche, modulari e composte da una cupola metallica e da un inserto con incastro tronco-conico. Gli steli non cementati sono dritti o anatomici e di lunghezza variabile. Gli steli dritti, utilizzabili da entrambi i lati, si bloccano per effetto d’angolo, principalmente al livello della diafisi femorale prossimale. Gli steli anatomici hanno una varietà destra e sinistra, poggiano su un riempimento metafisario massimale e un ancoraggio più prossimale. La pianificazione preoperatoria è un elemento essenziale che determina la fattibilità dell’intervento, il posizionamento e la taglia degli impianti, con l’obiettivo di ristabilire l’assetto dell’anca. Essa si effettua su lastre del bacino abitualmente in 2D, o più recentemente in 3D a partire da ricostruzioni. La tecnica non cementata esige e richiede una fase di apprendimento. L’operatore deve conoscere le caratteristiche degli impianti utilizzati, rimanere costante nelle proprie scelte, rispettare rigorosamente le regole del press-fit, e prevedere sempre una fissazione alternativa cementata in caso di non-fattibilità o di complicanze. È indispensabile una radiografia postoperatoria per verificare il buon posizionamento dell’impianto ed eliminare una fessura o frattura occulte. Fatte salve una pianificazione preoperatoria precisa e una via d’accesso controllata, le indicazioni del “non cementato” sono numerose, anche nel soggetto anziano, richiedendo di mantenere l’attenzione sul rischio di frattura.

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