Tumori ossei benigni metafisoepifisari

J. Maximen, R. Delacroix, M. Ropars

I tumori benigni dell’osso metafisoepifisario (TBME) comprendono un’ampia tipologia, ciascuno con una propria specificità epidemiologica, clinica, radiologica e di gestione. Queste lesioni sono frequentemente diagnosticate nei bambini o negli adolescenti e richiedono un approccio diagnostico e strategico appropriato, senza tralasciare la diagnosi o compromettere la presa in carco di un eventuale tumore osseo maligno primitivo. Mentre alcuni di questi tumori, come gli encondromi negli adulti o le cisti ossee semplici nei bambini, possono essere essenzialmente monitorati da successive valutazioni radiografiche, altri tumori benigni con potenziale malignità locale devono essere indirizzati rapidamente a un centro specializzato per una gestione adeguata (per esempio nel caso di tumore a cellule giganti). Il ruolo dell’imaging è centrale nel processo diagnostico e alcuni tumori con imaging patognomonico di fronte a un quadro caratteristico non richiedono biopsia. Per tumori atipici all’imaging o nel caso di un potenziale tumore maligno locale, l’esecuzione di una biopsia chirurgica radioguidata o preoperatoria rimane la regola. Va sottolineata l’importanza dell’assistenza multidisciplinare e del dialogo tra radiologo, patologo, chirurgo e paziente durante questa fase pre-biopsia, preferibilmente mediante incontri di consultazione multidisciplinare dedicati. Accanto alle innovazioni di tecnica chirurgica, il trattamento di questi tumori ha beneficiato dei progressi della radiologia interventistica con un significativo sviluppo di procedure percutanee, per esempio nella presa in carico dell’osteoma osteoide dove il trattamento con radiofrequenza percutanea è diventato di riferimento. I risultati clinici a lungo termine sono spesso buoni, ma per alcuni tumori (condroblastoma, cisti aneurismatica, tumore a cellule giganti, fibroma condromixoide) è necessario un monitoraggio radiologico prolungato per individuare recidive locali. Queste lesioni possono richiedere più interventi chirurgici per recidiva o fallimento meccanico, come nel caso dei tumori a cellule giganti.

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